Fin dall’inizio sapevamo che decidere di aprire un progetto in un’area così calda avrebbe comportato alcune difficoltà e che sarebbe stato necessario essere sempre pronti a riorganizzare il tutto, per garantire continuità al lavoro intrapreso.
Lo immaginavamo perché in un Paese in guerra non puoi fare progetti stabili, lo sapevamo perché è la prima cosa che i nostri collaboratori Rahmatullah e Shadi Khan da Monaco ci avevano spiegato e il lungo e tortuoso lavoro, che ha preceduto l’inaugurazione della scuola nella fase di ricerca del luogo adatto, ce lo aveva confermato.
Quest’estate il caldo è stato il primo ostacolo da superare: impediva lo svolgimento delle lezioni nella piccola tenda, ci sono venuti in aiuto i proprietari del caseggiato accanto al cortile; ultimamente però il rischio che correvano insegnanti e studenti per raggiungere il cortile era diventato troppo alto. Le insegnanti hanno fatto sapere che non riuscivano più ad andare. Gli ultimi due mesi frequentare la scuola stava diventando troppo difficoltoso, così il nostro partner locale e i nostri referenti si sono messi in cerca di una nuova sistemazione, sempre a Lashkar Gah ma in un’altra zona, in un quartiere in cui il governo ha messo a disposizione degli alloggi per gli insegnanti.
Un’aula, questa volta in muratura, luminosa e imbiancata di fresco con pareti bianche e azzurre.
Si continua il lavoro: istruzione di base a bambine e orfani di guerra, un’opportunità in un Paese in cui si fatica a fare tutto, in un Paese in cui è difficile decidere di creare qualcosa, ma dove non vogliamo si spenga la speranza di sognare.
In un’aula piena di bambine e bambini proviamo a colorare una realtà fin troppo grigia.
#lascuolanelcuore
Livia Trigona