Le ultime settimane in Afghanistan hanno visto accadere qualcosa di tanto straordinario quanto importante.
Il breve testo che segue riporta le parole del dott. Rahmatullah Mohammadi, presidente dell’associazione OPR partner del nostro progetto “La scuola delle bambine e degli orfani di guerra”, e vuole essere una testimonianza diretta dell’aria che si respira in quel Paese e di quanto si dice, una voce della speranza che cerca di non morire in un luogo in cui sperare sembrava ormai inutile.
Circa quaranta giorni fa proprio da Lashkar Gah, nella regione dell’Helmand, in quella città in cui si trova anche la Scuola delle bambine e degli orfani di guerra, ha preso vita un movimento di persone che chiede Pace e la chiede al mondo, camminando… impronta dopo impronta.
Il movimento spontaneo per la Pace è nato dopo l’ennesimo attentato: alcuni familiari e amici delle vittime hanno deciso di dire “basta”.
All’inizio le persone si contavano sulle dita di due mani, poi un passo dietro l’altro si sono aggiunti altri piedi e sono aumentate le impronte: la società civile, le associazioni… decine di persone che, dopo aver attraversato un territorio difficile tra aree rurali e città come Kandahar e Kunduz, sono arrivate ad essere un centinaio a Kabul.
A Kabul il gruppo è stato ricevuto dal presidente Ghani.
In concomitanza con questo particolare evento e in occasione della festività dell’Eid, la festa per la fine del mese di Ramadan, il governo ha proposto ai talebani cinque giorni di tregua. I talebani hanno accettato la proposta limitando, però, il periodo a tre giorni.
Tre giorni di Pace dopo decenni di guerra, qualcosa di inusuale per la popolazione afghana ma ancora più incredibile è il fatto che fino alla settimana scorsa, quando abbiamo avuto modo di chiedere un quadro della situazione, a Lashkar Gah non si fossero più sentiti né spari né deflagrazioni.
Uno strano silenzio attraversa la città, nessun boato di morte e dolore; un forte segnale che qualcosa sta cambiando.
Si dice che qualche giorno fa il Presidente Ghani abbia incontrato i governatori di alcune città del Paese ed abbia dato loro la libertà di dialogare con i Talebani per parlare di Pace, sembra che possano farlo senza dover aspettare ordini “dall’alto”, che possano intraprendere un dialogo con i talebani in maniera indipendente.
Il dott. Mohammadi è visibilmente emozionato mentre parla, racconta i fatti e i discorsi della sua gente con un tono allegro e forte, sottolinea che, durante il mese del Ramadan, in più parti del Paese si sono organizzati movimenti che chiedono la Pace, si dice convinto che questo movimento continuerà la sua azione.
Riporta di racconti su riunioni tenutesi a Kabul tra vari Imam, durante le quali il tema era sempre quello della Pace… persino il re dell’Arabia Saudita e l’Imam della Mecca hanno parlato di dialogo per la Pace in Afghanistan!
Sembra che i talebani sostengano di essere intenzionati a portare avanti un dialogo con al centro la Pace più che il Potere, sebbene ribadiscano che questo potrà essere sviluppato se le Forze Internazionali e tutti gli stranieri presenti in Afghanistan con le armi lasciano il Paese.
Le parole del nostro referente a questo punto si soffermano sulla città di Lashkar Gah, ci dipinge immagini di gente festosa che, durante i tre giorni di tregua, si riversava nelle strade e nelle piazze, non si era mai vista una cosa del genere! ha sottolineato: il ponte sul fiume Helmand, attraverso il quale si entra in città, è stato chiuso perché il traffico era eccessivo ma le persone, pur di entrare in città a festeggiare, hanno attraversato a piedi il fiume. C’è una grande voglia di Pace nel Paese!
E non solo in Afghanistan… dalle sue parole raccogliamo infatti anche un altro dato: anche in Pakistan, in questo periodo, sembra stia prendendo forma un grande movimento, formato dai Pashtun pakistani, che chiede la Pace al governo pakistano.
Non sappiamo quanto ciò, che in questo periodo stanno vivendo i nostri amici a Lashkar Gah, possa avere un esito concreto nello sviluppo di un dialogo di Pace ma ci piace pensare che stia nascendo nel popolo afghano la consapevolezza che sperare e lavorare per la Pace abbia ancora senso… anche in un Paese che non vive la Pace da ormai quattro decenni!
Livia Trigona